Articolo di Walter Passerini tratto dal  Corriere della Sera del 22 Maggio 2001




Una sfida per gli atenei. Rifondazione universitaria.

 

Il futuro delle università passa dalle fondazioni, tanto che già qualcuno,
un pò provocatoriamente, la chiama "rifondazione universitaria". È una sfida
per il nostro sistema di alta istruzione e di ricerca. Dopo il parere
positivo del Consiglio di Stato, il Consiglio dei ministri ha appena
approvato il Regolamento attuativo di un articolo della Finanziaria, che
permette la trasformazione delle nostre università in fondazioni,
avvicinando così il mondo della formazione superiore al mondo delle imprese
e dei diversi soggetti sociali presenti sul territorio. Alle università
resta la prerogativa della didattica e della ricerca, ma cambiano, e in
misura radicale e più favorevole, l'"abito giuridico" e la possibilità di
aprirsi al mercato.


Riusciranno i nostri atenei, e in primis quelli milanesi e lombardi, a
raccogliere la sfida e ad assomigliare un pò di più alle mitiche fondazioni
americane, così decisive non solo nell'alta formazione ma anche per la
spinta propulsiva data alla ricerca e allo sviluppo dell'innovazione? Ce lo
auguriamo.


Lo schema approvato prevede che le università, statali ma anche private,
"per acquisire beni e servizi alle migliori condizioni di mercato, nonché
per lo svolgimento delle attività strumentali e di supporto alla didattica e
alla ricerca, possono costituire, singolarmente o in forma associata,
fondazioni di diritto privato". Tali fondazioni hanno personalità giuridica
e sono senza fini di lucro. All'articolo due si dice esplicitamente che le
fondazioni devono promuovere "iniziative a sostegno del trasferimento dei
risultati della ricerca e della creazione di nuove imprenditorialità e della
valorizzazione economica" e inoltre "promuovere la raccolta di fondi privati
e pubblici, stipulare contratti e convenzioni" e così via; promuovere o
partecipare a consorzi e a strutture di ricerca, alta formazione e
trasferimento tecnologico in Italia e all'estero, comprese le società di
capitali. Insomma, per chi segue questi temi, una rivoluzione.


Ora auspichiamo che, da parte delle università milanesi e lombarde, questa
sfida venga rapidamente raccolta. Sappiamo per esempio che il Politecnico di
Milano è stato un soggetto attivo e stimolatore della stessa stesura del
Regolamento. Ma lo stesso Politecnico e le altre università a che punto
sono? Che cosa stanno facendo? Come si stanno muovendo nella direzione delle
fondazioni?


L'impressione, ma vorremmo essere smentiti, è che l'università continui a
recitare la parte della "bella addormentata", in attesa del principe che
arrivi a svegliarla. E che il richiamo a operare come "sistema" rischi di
restare lettera morta.


L'articolo uno dice esplicitamente che le università possono diventare
fondazioni "singolarmente o in forma associata", ma confessiamo che
l'avverbio mette un pò tristezza e un pò paura. In altri termini,
riusciranno le università milanesi, e quelle lombarde, a operare come
sistema? Oppure ciascuna penserà al proprio orizzonte particolare e si
muoverà in ordine sparso? Noi aspettiamo gli atenei milanesi e tifiamo per
la loro "rifondazione universitaria".